Umberto Galimberti: filosofia e pensiero greco

Tra uomo e tecnologia

Umberto Galimberti nasce a Monza il 2 maggio del 1942, e ha 81 anni. È un filosofo, oltre che psicoanalista e docente molto apprezzato in campo accademico, in ambito sia filosofico che antropologico, per giunta autore di numerose pubblicazioni di divulgazione scientifica, soprattutto in campo filosofico e saggistico.

La sua carriera di studioso e divulgatore comincia verso la fine degli anni sessanta, materializzandosi di fatto con incarichi e pubblicazioni di rilievo verso la metà degli anni '70. È allievo di Emanuele Severino, uno dei punti di riferimento della filosofia italiana del dopoguerra, ma è sui testi di Karl Jaspers, oltre che di Heidegger, che Galimberti costruisce la propria forza filosofica, divenendone un vero e proprio interprete e divulgatore a tutto spiano.

Il rapporto con Jaspers si può far risalire ai primi anni '70, quando cominciano le loro frequentazioni. Da quel momento l'intellettuale italiano si impegna anche in una mirabile opera di traduzione delle opere del filosofo tedesco, favorendone la diffusione in Italia.

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Nel frattempo, poco più che trentenne, Umberto Galimberti dà vita alla sua prima opera importante, la quale si intitola "Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente". Il libro esce nel 1975 ed è l'esito dei suoi studi non solo giovanili, ma rafforzati dalla sua frequentazione con Jaspers, da cui prende le mosse nel suo celebre trattato di stampo chiaramente filosofico. È la prima di tante indagini nella quale si evidenzia, in maniera critica, la relazione che sussiste, tutt'altro che attivamente per quanto concerne l'uomo, tra questi appunto, e la macchina o, per meglio dire, tra l'essere umano contemporaneo e la cosiddetta società della tecnica.

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In quest'opera, così come nelle successive, il tributo alla lezione di Severino (e, dunque, di Heidegger) è evidente: Galimberti sostiene già negli anni '70 l'uscita dal centro dell'universo dell'animale umano, lontano dai dettami umanistici che ne facevano un punto centrale di ogni chiave filosofica. Tutto, infatti, va riconsiderato in relazione e in funzione della società tecnologica, sempre più avviluppante.

Nel 2002, dopo aver ripreso le pubblicazioni con il libro "L'uomo nell'età della tecnica", che riassume e amplia le proprie considerazioni di un decennio prima, viene insignito del premio internazionale "Maestro e traditore della psicanalisi".