La Pax Romana di Augusto

Cos'è la Pax Romana o Pax Augustea?

Pax Romana, "pace romana", è un'espressione entrata in uso sin dai tempi di Augusto e per questo anche detta Pax Augustea. Sta a indicare la condizione di pace complessiva che caratterizzò i primi due secoli dell'Impero romano.

Quest'epoca fu pacifica in due sensi:

  • per l'assenza di guerre di ampie dimensioni nel centro del sistema romano (i conflitti riguardavano il limes, cioè la periferia dell'Impero, in particolar modo con le tribù germaniche e i Parti);
  • per una condizione di stabilità politica nelle regioni e nelle città che dell'Impero facevano parte (con l'eccezione di rivolte e ribellioni come quelle degli Ebrei).

Ricostruzione facciale di Augusto.

L'espressione Pax Romana o Pax Augustea aveva una marcata funzione ideologica e propagandistica, serviva cioè a giustificare e legittimare, agli occhi dei popoli dell'Impero, il dominio di Roma.

I primi sforzi di Augusto furono rivolti alla riorganizzazione politica e amministrativa dello Stato diviso in regiones (in Italia) e province (al di fuori della Penisola). L'intento del princeps era dimostrare che era avvenuto un cambiamento epocale e che, chiusa la stagione delle guerre civili romane, era iniziata una nuova età dell'oro, segnata dalla pace e dalla prosperità.

Per radicare quest'idea nella classe dirigente e nel popolo, Augusto:

  • si presentò come il difensore delle tradizioni del popolo;
  • intervenne a difendere i culti della religione dei padri contro le mode orientaleggianti che cominciavano a diffondersi a Roma;
  • si occupò di una riforma dei costumi con provvedimenti contro il lusso;
  • si occupò di una riforma del diritto di famiglia con norme contro il celibato e l'adulterio;
  • favorì la riscoperta di modelli di vita intonati a semplicità e parsimonia, con l'esaltazione del lavoro dei campi;
  • intervenne nel settore della cultura, favorendo la nascita di alcuni circoli letterari che ebbero il merito di consentire a gruppi di artisti di frequentarsi e di operare scambi culturali. Il più importante circolo culturale dell'età augustea fu quello di Caio Clinio Mecenate. A lui l'imperatore affidò il compito di organizzare il consenso di letterati e poeti attorno all'ideologia del principato. Alcuni dei maggiori intellettuali del tempo - tra cui i poeti Virgilio, Orazio e Ovidio - entrarono nella cerchia imperiale grazie al circolo di Mecenate e, in cambio della protezione di Augusto, ne cantarono le gesta ed esaltarono l'azione pacificatrice. Accanto al circolo organizzato da Mecenate, ne fiorirono altri, come quelli di Messalla Corvino e di Asinio Pollione.

Alla sua morte, nel 14 d.C., Augusto lasciò un impero in forte ripresa economica e demografica. Il potere passò a Tiberio, figlio della moglie Livia, che inaugurò la dinastia Giulio-Claudia.


L'Ara Pacis 

La costruzione dell'Ara Pacis fu decretata dal senato il 4 luglio del 13 a.C. in occasione del ritorno a Roma di Augusto, per celebrarne le vittorie pacificatrici in Gallia e in Spagna. 

Fu inaugurato il 30 gennaio nel 9 a.C. con il nome di Ara Pacis Augustae (Altare della Pace Augustea).

Ara Pacis Augustae: descrizione 

L'Ara Pacis è costituito da un altare marmoreo, circondato da una finta palizzata, anch'essa in marmo, che forma un perimetro quasi quadrato (11,63×10,62 metri) con porte sui lati minori.

Negli anni Trenta del Novecento l'Ara Pacis è stata ricostruita presso il Tevere e ancor più recentemente, nel 2006, separata ed elevata rispetto alla zona circostante. In origine, però, doveva sorgere in pieno Campo Marzio, accanto al grande orologio solare fatto costruire in quegli anni dallo stesso Augusto.

L'intento celebrativo appare chiaro già nella struttura del monumento, che si compone di due elementi: l'altare vero e proprio, all'interno, eretto su un podio con gradinata, e il recinto esterno, posto su un basamento e aperto sui due lati maggiori, i cui bassorilievi svolgono l'esaltazione del ruolo di Augusto e della sua famiglia nell'ambito della storia della città.

Il rilievo del lato sud del recinto raffigura verosimilmente la Processione dedicatoria, la cerimonia con la quale il 30 gennaio nel 9 a.C. si inaugurò l'Ara Pacis.