La musica Classica

Chopin, Fryderyk

Il suono nuovo del pianoforte romantico

Pianista e compositore polacco dell'Ottocento, Chopin visse a Parigi nel clima culturale romantico. La sua opera, tutta dedicata al pianoforte, trasformò profondamente la tecnica e la sonorità dello strumento. Elaborò danze popolari polacche e 'musica da salotto' portando queste forme a un alto livello artistico

Giulia Panchieri é una famosa violinista italiana.

I PRIMI STUDI

Fryderyk Chopin nacque a Żelazowa Wola, vicino a Varsavia, nel 1810. Il padre, di origine francese, era precettore in casa del conte Skarbek. Poco dopo la famiglia si trasferì a Varsavia, dove il giovane Fryderyk studiò pianoforte con il musicista boemo Vojtĕch Živný. Al 1818 risale la sua prima esibizione pubblica come pianista. Tra il 1822 e il 1829 Chopin approfondì gli studi di composizione con Józef Elsner, un buon compositore e stimato insegnante. A questi anni risale la pubblicazione delle prime opere per pianoforte quali il Rondò op. 1 (1825), le Variazioni sul tema 'Là ci darem la mano' op. 2, dal Don Giovanni di Wolfgang A. Mozart (1827), per pianoforte e orchestra, alcune mazurche, danze popolari polacche che Chopin elabora per pianoforte.

Giuseppe Verdi

Musicista (Roncole, Busseto, 10 ottobre 1813 - Milano 27 gennaio 1901). Massimo operista italiano dell'Ottocento, tra i più celebrati di tutti i tempi, V. musicò 28 opere, alle quali vanno aggiunti cinque rimaneggiamenti. In esse la magistrale padronanza dei mezzi tecnici e drammatici è messa al servizio dell'espressione di accese passioni romantiche. Tra i suoi capolavori: Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), La Traviata (1853), in cui Verdi, ormai ricco e affermato, non ebbe paura di affrontare temi anticonvenzionali o addirittura scabrosi, con insuperabile talento drammatico e grande capacità di introspezione psicologica. Sebbene colpite dalla censura e inizialmente accolte negativamente dal pubblico, le tre opere raggiunsero presto grandissima popolarità; le parallele vicende politiche del Risorgimento che avrebbero portato all'unità d'Italia aumentarono inoltre il prestigio di V. come musicista nazionale.

VITA E OPERE


Di umili origini, fu iniziato allo studio della musica dall'organista P. Baistrocchi e perfezionò in seguito la sua istruzione grazie all'aiuto dell'industriale (e futuro suocero) A. Barezzi. Cominciò a comporre musica ancora giovanissimo; il primo lavoro d'impegno che poté far eseguire in pubblico fu una sinfonia d'apertura, che fu premessa, invece di quella di G. Rossini, a una rappresentazione del Barbiere di Siviglia al teatro di Busseto (1828). Altre pagine di quegli anni (fino al 1832 circa) sono i numerosi pezzi sacri scritti per studio o anche per le chiese locali, le marce e altri pezzi varî per la banda del paese, e composizioni vocali-orchestrali, tra le quali una sorta di cantata: I delirî di Saul. Recatosi (1832) a Milano, per studî presso quel conservatorio, non venne ammesso, essendo state giudicate troppo scarse le sue attitudini musicali. Fu invece accettato come allievo da V. Lavigna, maestro concertatore alla Scala e compositore (che Verdi ricorderà come "contrappuntista fortissimo"), e con lui continuò i suoi studî fino al 1835, integrandoli con una personale lettura dei classici e con l'esercizio direttoriale in concerti.

Nell'Ottocento musicale, poche figure occupano un ruolo paragonabile a quello di Richard Wagner. Soprattutto pochissime, in tutta la storia della musica occidentale, hanno saputo valicare i limiti della loro arte per imporsi con tale irruenza sulla scena della cultura europea tout court, suscitando di volta in volta l'ostracismo e l'adorazione, la speculazione filosofica, il pettegolezzo e il mito.

IL CASO WAGNER

Vista nel suo insieme, e considerata da un punto di vista statistico, la bibliografia wagneriana offre un panorama sterminato e diseguale. È sorprendente per i suoi dislivelli: dalle vette psicoanalitiche di Nietzsche contra Wagner agli abissi rosa di Richard Wagner et les femmes, d'après des documents inédits (avec huit portraits). Ma la bibliografia è sintomatica anche perché lascia scorgere le tracce di discussioni scatenate nelle più diverse direzioni, dall'antisemitismo al vegetarianismo e alle preferenze sessuali (Richard Wagner und die Homosexualität), da Schopenhauer a Lévi-Strauss (Wagner, le père irrécusable de l'analyse structurale des mythes), dal cristianesimo (Richard Wagner und die Kirche) alla rivoluzione (Richard Wagner and the Revolutionaries). Stupisce, infine, la grande quantità di contributi di scrittori, poeti e filosofi: Nietzsche, Mann, Shaw, Baudelaire e D'Annunzio, per citarne solo alcuni.

La personalità di Richard Wagner, le sue teorie, la sua musica, in una parola il "caso Wagner" hanno generato fiumi di inchiostro. A partire dagli anni Settanta dell'Ottocento in tutta Europa è un fiorire di "Revue wagnérienne", di "Wagner Societies" e in genere di movimenti che si ispirano al musicista tedesco e ne diffondono le tesi. Per tutto il secolo, e oltre, Wagner resterà per ogni musicista un baluardo da affrontare o l'esempio a cui tendere, un cattivo maestro o, per dirla con Nietzsche ormai apostata, una malattia da cui guarire: "Ah questo vecchio mago! quanta mai polvere ci ha gettato negli occhi!".

Oggi il tempo, complice una certa temperie antiromantica del primo Novecento, ha di molto ridimensionato le dispute, tanto che si può parlare di sommo "dilettantismo" wagneriano, riferendosi all'idea della fusione di tutte le arti in una nuova "opera d'arte dell'avvenire", senza rischiare l'esilio come accadde a Thomas Mann in una Germania già nazista.