L'Etimologia: da dove vengono le parole? Dal latino a Dante Alighieri. L'origine di una parola.

11/07/2024

Definizione di etimologia

L'etimologia è una disciplina della linguistica che si occupa dell'indagine storica riguardante l'origine delle parole di cui cerca di individuarne le radici. Si occupa inoltre di definire l'evoluzione delle parole dal punto di vista fonetico, morfologico e semantico. Il termine deriva dalle parole greche etymos, ovvero intimo significato della parola, e logos, ovvero studio.

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Definizione di parola

Dunque la materia di studio dell'etimologia è la parola. La parola è un'unità morfologica, ovvero un'unità linguistica costituita da uno o più morfemi, recante un significato collegato ad un concetto. Esso è l'elemento fondamentale della comunicazione poiché è l'unità minima portatrice di significato. In senso ampio il significato delle parole interagisce nella sintassi delle frasi costituendo un importante parte del discorso. Se si intende come unità isolabile del discorso assume il sinonimo di vocabolo.I primi esempi di studi etimologici risalgono all'antichità con Platone nel IV secolo a.C. e poi nelle Vite di Plutarco nel I secolo d.C. Già nella filosofia greca aveva una grande rilevanza la ricerca dell'etimologia sia per quanto riguarda il significato delle parole sia per quanto riguarda l'idea che la parola andava ad indicare. Si pensava infatti che la connessione tra significato e significante, ovvero il concetto o oggetto concreto, non fosse arbitraria ma connessa alla realtà. Successivamente nel VII secolo d.C. Isidoro di Siviglia scrisse un intero trattato enciclopedico intitolato Etymologiae, usato come manuale fino al XV secolo, in cui fornisce l'etimologia di moltissime parole. Più recente ma importante testimonianza di come l'etimologia ha una rilevanza secolare è la Legenda Aurea nella quale vengono riportate le vite dei santi spesso accompagnati dall'etimologia del loro nome. E' solo dal XV secolo che in Europa prende piede lo studio della filologia, ovvero quando viene riconosciuta l'affinità tra determinate lingue e la nascita del metodo comparativo. All'epoca questo metodo era quasi esclusivamente utilizzato nel campo dell'indoeuropeistica, ovvero lo studio delle lingue europee della quali la lingua italiana fa parte, ad oggi invece è il metodo di studio filologico prevalentemente utilizzato. Compaiono nel Seicento anche i primi veri dizionari etimologici quali l'Etymologicum linguae Latinae di Gerard Vossius e l'Etymologicon Linguae Anglicanae di Stephen Skinner. Un lavoro ancora più approfondito fu portato avanti da George William Lemon nel 1783 in cui si cerca di catalogare l'origine delle parole inglesi in base alla loro derivazione classica, ossia dalla lingua greca o latina, oppure dal sassone o da altre lingue nordiche. Dall'Ottocento si diffondono i dizionari etimologici in molte altre lingue europee tra cui la lingua italiana.La morfologia è un sistema costituito da un insieme di oggetti linguistici composti da morfemi a cui si applicano regole di selezione morfologica. La parola si divide in una base o radice che veicola il significato lessicale della parola stessa, e una parte variabile che indica genere e numero. Il morfema veicola il significato grammaticale. Ricordiamo che il morfema è l'unità più piccola che porta significato grammaticale. L'insieme degli oggetti linguistici più le regole di combinazione costituisce la componente morfologica, che viene utilizzata nel quadro orientativo della linguistica generativo-trasformazionale, il cui primo esponente è Noam Chomsky, il linguista più famoso al mondo. La morfologia analizza la parte interna delle parole. Un primo noto tentativo di definire la parola dal punto di vista linguistico è stato provato da Bloomfield, il quale propose una definizione operativa che fosse di natura descrittiva, che non facesse riferimento ad aspetto inosservabili del fenomeno, pertanto propose tale definizione:
Dunque la materia di studio dell'etimologia è la . La parola è un'unità morfologica, ovvero , recante un significato collegato ad un concetto. Esso è l'elemento fondamentale della comunicazione poiché è . In senso ampio il significato delle parole interagisce nella sintassi delle frasi costituendo un importante parte del discorso. Se si intende come unità isolabile del discorso assume il sinonimo di .


I primi esempi di studi etimologici risalgono all'antichità con Platone nel IV secolo a.C. e poi nelle Vite di Plutarco nel I secolo d.C. Già nella filosofia greca aveva una grande rilevanza la ricerca dell'etimologia sia per quanto riguarda il significato delle parole sia per quanto riguarda l'idea che la parola andava ad indicare. Si pensava infatti che la connessione tra significato e significante, ovvero il concetto o oggetto concreto, non fosse arbitraria ma connessa alla realtà. Successivamente nel VII secolo d.C. Isidoro di Siviglia scrisse un intero trattato enciclopedico intitolato Etymologiae, usato come manuale fino al XV secolo, in cui fornisce l'etimologia di moltissime parole. Più recente ma importante testimonianza di come l'etimologia ha una rilevanza secolare è la Legenda Aurea nella quale vengono riportate le vite dei santi spesso accompagnati dall'etimologia del loro nome. E' solo dal XV secolo che in Europa prende piede lo studio della filologia, ovvero quando viene riconosciuta l'affinità tra determinate lingue e la nascita del metodo comparativo. All'epoca questo metodo era quasi esclusivamente utilizzato nel campo dell'indoeuropeistica, ovvero lo studio delle lingue europee della quali la lingua italiana fa parte, ad oggi invece è il metodo di studio filologico prevalentemente utilizzato. Compaiono nel Seicento anche i primi veri dizionari etimologici quali l'Etymologicum linguae Latinae di Gerard Vossius e l'Etymologicon Linguae Anglicanae di Stephen Skinner

Un lavoro ancora più approfondito fu portato avanti da George William Lemon nel 1783 in cui si cerca di catalogare l'origine delle parole inglesi in base alla loro derivazione classica, ossia dalla lingua greca o latina, oppure dal sassone o da altre lingue nordiche. Dall'Ottocento si diffondono i dizionari etimologici in molte altre lingue europee tra cui la lingua italiana.La morfologia è un sistema costituito da un insieme di oggetti linguistici composti da morfemi a cui si applicano regole di selezione morfologica. La parola si divide in una base o radice che veicola il significato lessicale della parola stessa, e una parte variabile che indica genere e numero. Il morfema veicola il significato grammaticale. Ricordiamo che il morfema è l'unità più piccola che porta significato grammaticale. L'insieme degli oggetti linguistici più le regole di combinazione costituisce la componente morfologica, che viene utilizzata nel quadro orientativo della linguistica generativo-trasformazionale, il cui primo esponente è Noam Chomsky, il linguista più famoso al mondo. La morfologia analizza la parte interna delle parole. Un primo noto tentativo di definire la parola dal punto di vista linguistico è stato provato da Bloomfield, il quale propose una definizione operativa che fosse di natura descrittiva, che non facesse riferimento ad aspetto inosservabili del fenomeno, pertanto propose tale definizione:

La morfologia è un sistema costituito da un insieme di oggetti linguistici composti da morfemi a cui si applicano regole di selezione morfologica. La parola si divide in una base o radice che veicola il significato lessicale della parola stessa, e una parte variabile che indica genere e numero. Il morfema veicola il significato grammaticale. Ricordiamo che il morfema è l'unità più piccola che porta significato grammaticale. L'insieme degli oggetti linguistici più le regole di combinazione costituisce la componente morfologica, che viene utilizzata nel quadro orientativo della linguistica generativo-trasformazionale, il cui primo esponente è Noam Chomsky, il linguista più famoso al mondo. La morfologia analizza la parte interna delle parole. Un primo noto tentativo di definire la parola dal punto di vista linguistico è stato provato da Bloomfield, il quale propose una definizione operativa che fosse di natura descrittiva, che non facesse riferimento ad aspetto inosservabili del fenomeno, pertanto propose tale definizione:

Come si attua un'indagine etimologica

L'indagine etimologia per risalire all'origine e alla storia dell'evoluzione delle parole si mette in atto attraverso uno studio puntiglioso di documenti che portano la testimonianza della parola in questione. Spesso però non esistono documenti e ai linguisti non resta altro che fare teorie e congetture su quale sia la soluzione più probabile. Ad oggi il metodo più usato per lo studio della filologia e dell'etimologia è il metodo comparativo, ovvero attraverso l'accostamento e il confronto di vari elementi all'interno della stessa lingua o in comparazione a lingue differenti. Questo dovrebbe andare a dimostrare la relazione o la distanza tra le varie lingue così da determinarne l'evoluzione e le relative influenze che hanno subito nel corso della storia. Per svolgere un'indagine etimologica bisogna innanzitutto avere le conoscenze linguistiche e storiche sulla parola in questione, ovvero come sono mutati la sua forma e il suo significato prendendo anche in considerazione quanto e come è diffusa la stessa parola nei dialetti e nelle lingue affini per avere un ampio sguardo sulle dinamiche di diffusione e mutazione che ha subito. Bisogna acquisire la documentazione che verifica dove per la prima volta è stata attestata la parola in oggetto, se l'impiego è stato interrotto in altri periodo storici o se è proseguito fino ai giorni nostri. Solo una volta acquisiti tutti questi dati si potrà stabilire se l'ipotesi sull'etimologia di quella parola è corretta. Nel caso non lo fosse il linguista dovrà continuare a ricercare nuova documentazione e a formulare nuove ipotesi plausibili e a provarne l'attendibilità. Tutta la documentazione può essere reperita mediante la consultazione dei grandi dizionari storici tra cui il più importante in Italia è il Grande dizionario della lingua italiana di Squarotti e Battaglia. E' sempre consigliabile confrontare la documentazione con le fonti originali per evitare il rischio di incappare in errori o modifiche riportate sul dizionario. Inoltre uno strumento valido per capire quanto un vocabolo è diffuso sono gli atlanti linguistici, ossia una serie di tavole geografiche sulle quali vengono mostrate le varianti locali dei vocaboli. Dopo aver acquisito la documentazione è necessario un lavoro di studio approfondito di comparazione e soprattutto critica da parte dei linguisti volto a provare l'effettiva veridicità delle ipotesi formulate.



Morfologia

La lingua è organizzata in livelli: il primo di questi è la morfologia. Essa ha un duplice significato:
- Livello di organizzazione del linguaggio.
- Specializzazione della linguistica che studia tale livello; in particolare come sottodisciplina della linguistica, studia la struttura interna della parola, la quale è pertanto l'unità massima di analisi morfologica.
Le parole sono i costituenti minimi di quel sistema chiamato lessico, ossia il vocabolario di un linguaggio, e in quanto tali, essendo parti del lessico si chiamano lessemi, per i quali si intende le unità di base dell'analisi del lessico.
A questi lessemi, si applicano regole di selezione e combinazione.

La morfologia è un sistema costituito da un insieme di oggetti linguistici composti da morfemi a cui si applicano regole di selezione morfologica. La parola si divide in una base o radice che veicola il significato lessicale della parola stessa, e una parte variabile che indica genere e numero. Il morfema veicola il significato grammaticale. Ricordiamo che il morfema è l'unità più piccola che porta significato grammaticale. L'insieme degli oggetti linguistici più le regole di combinazione costituisce la componente morfologica, che viene utilizzata nel quadro orientativo della linguistica generativo-trasformazionale, il cui primo esponente è Noam Chomsky, il linguista più famoso al mondo. La morfologia analizza la parte interna delle parole. Un primo noto tentativo di definire la parola dal punto di vista linguistico è stato provato da Bloomfield, il quale propose una definizione operativa che fosse di natura descrittiva, che non facesse riferimento ad aspetto inosservabili del fenomeno, pertanto propose tale definizione:

La parola è ciò che è compreso tra due spazi bianchi. Tale definizione però è inefficace per vari motivi: non è specifica del linguaggio verbale e non si applica alla parola in quanto orale, ed è limitata anche dall'interno del quadro della struttura. Oggi si propone di definire la parola per mezzo di test quali:

1)Criterio morfo-sintattico -> il criterio della pausabilità; se un certo oggetto linguistico è una parola, deve essere preceduto e seguito da una pausa e/o silenzio.

2)Criterio del movimento -> Se un oggetto linguistico è una parola deve poter essere spostabile in diversi punti della frase, ottenendo sempre una frase di senso compiuto.

3)Criterio di pronunciabilità in isolamento -> Se un oggetto linguistico è una parola dato un certo contesto enunciativo, deve poter essere enunciato in isolamento conservando accettabilità dal punto di vista grammaticale e del contenuto.

4)Criterio della non-interrompibilità -> se un oggetto linguistico è una parola, non è possibile interromperne la continuità inserendovi all'interno altro materiale linguistico.

5)Fissità dell'ordine dei costituenti della parola.

6)Criterio della non-sostituibilità -> Una parola complessa in condizioni di enunciazione normale non può essere sostituita da una delle sue parti, pena la compromissione del testo. Una parola fonologica è un'unità individuata da un solo accento primario.

La parte invariabile si chiama base, mentre quella variabile è il morfema. La base può anche chiamarsi lessema (più piccola unità del lessico, mentre il morfema è la più piccola unità strutturale della morfologia).
Esempio:
Libro = Libr - o

- Libr è il lessema, morfema lessicale.

- o è il morfema, morfema grammaticale.

Nella morfologia non rientrano però tutte le parole. Si occupa di parole che siano scomponibili in ulteriori unità, ossia quelle variabili. Il morfema è l'unità base dell'analisi morfologica, ed è astratta, ossia un'entità del livello della langue. Si realizza concretamente e tale realizzazione prende il nome di morfo nella catena articolatoria, e si trascrive o tra slash oppure all'interno di parentesi quadre, mentre il morfema all'interno di parentesi graffe.
Supporta due unità d'informazione chiamate grammemi che sono: genere e numero.
La realizzazione foneticamente diversa dello stesso morfema prende il nome di allomorfo.

Allomorfia morfologica: l'allomorfo non si spiega con parole fonologiche, ma è determinato da ragioni di morfologia storica.
Allomorfia lessicale: l'irregolarità è a carico del morfema lessicale e non può essere spiegata per via morfologica, ma su basi di morfologia storica.

Quando invece un morfema non si può trasformare al plurale prende il nome di morfema-zero.